Parliamo nuovamente del Regno Unito e la complessa prospettiva all’orizzonte stimata nei primi mesi del prossimo anno.
I principali rivenditori di vino nel Regno Unito, tra cui Majestic, Laithwaites, The Wine Society e Cambridge Wine Merchants, hanno avvisato i consumatori riguardo un imminente aumento dei prezzi, previsto per febbraio 2025. Il motivo principale è l'entrata in vigore del nuovo sistema di tassazione basato sul contenuto alcolico dei vini, che sostituirà l’attuale esenzione temporanea in vigore. L’introduzione di nuove aliquote fiscali, fino a 30 diverse, si tradurrà in costi amministrativi elevati e in procedure più complesse per le aziende vinicole che operano nel Regno Unito.
La situazione attuale e i cambiamenti previsti
Ad oggi, l'aliquota della tassa è uniforme per tutti i vini con una gradazione alcolica compresa tra 11,5% e 14,5% (£2,67 per bottiglia), grazie a un’esenzione temporanea introdotta lo scorso anno dal governo conservatore. Questa misura terminerà il 1° febbraio 2025, comportando un aumento delle tasse fino a £3,09 per bottiglia per i vini con gradazione alcolica più alta.
Secondo la Wine and Spirit Trade Association (WSTA), il cambiamento avrà un impatto negativo non solo sui produttori e sui consumatori, ma anche sulle entrate fiscali dello Stato, rischiando di causare gravi conseguenze per l’intera filiera del vino nel Regno Unito.
Impatto sui produttori locali e le reazioni del settore
I rivenditori hanno sottolineato che l’introduzione delle nuove aliquote comporterà un significativo aumento dei costi di adeguamento. Ad esempio, solo per implementare le nuove tecnologie necessarie a gestire le diverse fasce di tassazione, ogni azienda potrebbe essere costretta a spendere somme a sei cifre su base annua, oltre ai costi amministrativi ricorrenti, spese aggiuntive che rischiano di escludere dal mercato i piccoli produttori e di ridurre la disponibilità di molte etichette nel Regno Unito.
Secondo le ultime stime, l'aumento delle tasse ha già portato a un calo delle vendite di vino nel Regno Unito e a una riduzione delle entrate fiscali per il Tesoro di circa £1,3 miliardi nell'ultimo anno. In questo contesto, i rappresentanti del settore, tra cui il CEO della WSTA, Miles Beale, e la CEO di Wine GB, Nicola Bates, hanno esortato il governo a mantenere l’esenzione temporanea, ritenendo che ulteriori aumenti danneggerebbero l’industria senza generare un incremento delle entrate fiscali.
Cosa può significare per i Produttori Italiani
Anche i produttori italiani che esportano vino nel Regno Unito potrebbero risentire notevolmente di questi cambiamenti normativi. Il nuovo sistema, basato sul contenuto alcolico, influenzerà in particolare i vini rossi, che tendono ad avere una gradazione superiore rispetto ai vini bianchi, rendendoli automaticamente meno competitivi.
Implicazioni :
Aumento dei costi di esportazione: Se i produttori italiani esportano vini con gradazioni alcoliche superiori (ad esempio, Chianti Classico, Barolo o Amarone, che spesso superano il 13,5% - 14%), questi rientreranno in fasce di tassazione più elevate. Ciò potrebbe tradursi in un aumento dei prezzi al dettaglio e quindi in una riduzione della domanda da parte dei consumatori britannici.
Adattamento del prodotto: Stimiamo innaturale che produttori italiani possano considerare di modificare la produzione per creare vini con una gradazione alcolica inferiore, realizzando cambiamenti nei processi produttivi, e con un potenziale grave impatto sia sulla qualità che sul carattere distintivo dei vini stessi.
Barriere amministrative: Le complessità burocratiche legate alla gestione delle nuove aliquote fiscali potrebbero aumentare i costi di conformità per le aziende vinicole che esportano, in particolare per i piccoli produttori, che potrebbero trovarsi a dover affrontare costi di gestione elevati e difficoltà a competere nel mercato britannico.
Rischio di riduzione delle esportazioni: Se i costi di conformità e le tasse aumentano significativamente, alcuni produttori italiani potrebbero decidere di ridurre o cessare le esportazioni verso il Regno Unito, specialmente se il mercato britannico non rappresenta una fetta significativa del loro fatturato complessivo, ma anche tentare un nuovo accesso al mercato sarebbe controproducente.
Solo alcuni vini italiani potrebbero beneficiare del nuovo sistema, come i vini con gradazione inferiore al 12% – spesso i bianchi leggeri o i frizzanti (ad esempio, il Prosecco) – e risultare più competitivi, in quanto soggetti a una tassazione ridotta.
La Posizione del Settore e le Richieste al Governo Britannico
L’intero comparto spera in un’inversione di rotta da parte del nuovo governo, guidato da Rachel Reeves, che dovrà presentare il suo primo bilancio il 30 ottobre 2024. L’obiettivo del settore è ottenere un’estensione dell’esenzione temporanea e avviare un dialogo costruttivo per una soluzione che tuteli sia i produttori sia i consumatori.
La Questione dei Disciplinari di Produzione
In molti casi, i disciplinari di produzione dei vini italiani (come di tanti altri Paesi) stabiliscono requisiti minimi di gradazione alcolica che i produttori devono rispettare per ottenere denominazioni di qualità come per esempio la Denominazione di Origine Controllata (DOC) e la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG).
Questo a significare che, parlare di ridurre il tenore alcolico, non è solo una scelta quasi sempre impraticabile dal punto di vista qualitativo, ma risulta anche legalmente impossibile se si desidera preservare la certificazione e conformarsi alle normative di produzione.
La gradazione alcolica non è esclusivamente un parametro tecnico, ma rappresenta una componente essenziale dell'identità del vino, riflettendo l'interazione unica tra varietà di uva, terroir e condizioni climatiche del territorio di produzione. In altre parole, intervenire su questo aspetto significherebbe snaturare completamente il prodotto, compromettendo il legame storico e culturale con la zona di origine e mettendo in discussione la tipicità e l'autenticità che costituiscono il valore distintivo delle etichette italiane nel mondo.
Concludendo, la tassazione differenziata basata sul contenuto alcolico potrebbe dunque avviare un cambiamento strutturale nel mercato britannico, andando a svantaggio dei vini della “tradizione” e a favore di quelli a bassa gradazione e dei prodotti dealcolati. Questi ultimi, pur non avendo le stesse caratteristiche qualitative e identitarie, rischiano di emergere come i "vincitori inattesi" della riforma, grazie a un trattamento fiscale più favorevole.
Se non verranno attuate modifiche o agevolazioni specifiche per i produttori di vini di alta gamma, simili cambiamenti normativi potrebbero alterare in modo significativo il panorama enologico del Regno Unito, con ripercussioni sull’equilibrio dell’offerta e sulla competitività dei produttori italiani sul mercato.
Credits:
Wine and Spirit Trade Association (WSTA): La WSTA ha evidenziato come il nuovo sistema di tassazione nel Regno Unito potrebbe portare a un aumento dei costi per produttori e consumatori, mettendo a rischio la stabilità del mercato e le entrate fiscali. In particolare, la riforma ha già causato un calo delle vendite e una riduzione di 1,3 miliardi di sterline nelle entrate fiscali dopo il primo aumento delle tasse nel 2023 The Spirits Business
Harpers Wine & Spirit Trade News: I principali rivenditori di vino nel Regno Unito, tra cui Majestic, Laithwaites e The Wine Society, hanno avvisato i loro clienti del prossimo aumento dei prezzi previsto per febbraio 2025 a causa dell’eliminazione dell'aliquota uniforme di £2,67 per bottiglia e dell'introduzione di fino a 30 diverse aliquote basate sulla gradazione alcolica Harpers
The Drinks Business: Secondo The Drinks Business, i produttori stanno valutando strategie per adattarsi al nuovo sistema, tra cui la possibilità di abbassare il tenore alcolico di alcuni vini per rientrare in fasce fiscali più convenienti. Tuttavia, questo tipo di cambiamento può compromettere l’identità e la qualità del vino stesso The Drinks Business
The Spirits Business: La WSTA ha inoltre lanciato un appello per un congelamento delle aliquote per i prossimi due anni, sostenendo che ulteriori aumenti danneggerebbero ulteriormente il settore e causerebbero un calo continuo delle vendite, con conseguenze negative anche per le casse del governo The Spirits Business
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