top of page

Dazi USA e Italian Sounding: la minaccia per il Made in Italy

  • Immagine del redattore: Donatella De Lucia
    Donatella De Lucia
  • 9 giu
  • Tempo di lettura: 4 min

Negli ultimi anni, la tutela del Made in Italy si è trovata ad affrontare sfide sempre più complesse. Tra le più insidiose spiccano i dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti e il fenomeno dilagante dell’Italian Sounding — prodotti che evocano l’Italia senza esserlo davvero. Entrambi minacciano direttamente l’autenticità, il valore e la percezione dei prodotti italiani nel mondo, con effetti concreti su esportazioni, reputazione e mercato. In questo articolo analizziamo l’impatto combinato di questi due fattori e le possibili risposte da parte delle imprese e delle istituzioni italiane.


Autentico Parmigiano Reggiano DOP: una delizia italiana stagionata.
Autentico Parmigiano Reggiano DOP: una delizia italiana stagionata.

L’introduzione di nuovi dazi americani sui prodotti agroalimentari importati rappresenta una sfida senza precedenti e il rischio concreto di alimentare ulteriormente il fenomeno dell’Italian Sounding, ovvero l’imitazione di cibi e bevande che evocano il Made in Italy senza possederne l’autenticità.


Secondo un’analisi di The European House – Ambrosetti (TEHA), presentata al Forum Food & Beverage di Bormio (6-7 giugno 2025), l’Italian Sounding negli Stati Uniti potrebbe crescere del 15%, passando da 7,5 miliardi a 8,6 miliardi di euro, con un incremento di oltre 1 miliardo di euro. Questo fenomeno, già ben radicato a livello mondiale con un valore di 69 miliardi di euro – superiore all’intero export agroalimentare italiano – minaccia non solo l’economia, ma anche l’identità e la reputazione del nostro patrimonio enogastronomico.

L’impatto dei dazi è un danno diretto e indiretto

Gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di esportazione per l’agroalimentare italiano, con un valore di 10,8 miliardi di euro. I dazi, che potrebbero raggiungere il 20% su prodotti come formaggi, vini, olio d’oliva e pasta, rischiano di causare una contrazione dell’export stimata in 1,3 miliardi di euro, anche se l’unicità dei prodotti italiani potrebbe limitare il danno a circa 300 milioni di euro, secondo TEHA.

Tuttavia, il vero pericolo non risiede solo nella riduzione delle esportazioni, ma nell’effetto collaterale: l’aumento dei prezzi dei prodotti italiani autentici spingerà i consumatori americani verso alternative più economiche, spesso imitazioni di bassa qualità che sfruttano nomi, immagini e simboli italiani.


Negli Stati Uniti, il 90% dei formaggi “di tipo italiano” – come il Parmesan, il Provolone o la Mozzarella – è prodotto localmente in stati come Wisconsin, California e New York, senza alcun legame con le tecniche tradizionali o le denominazioni d’origine italiane. Questo non solo danneggia i produttori autentici, ma inganna i consumatori, privandoli della qualità e della storia che il Made in Italy rappresenta.

L’Italian Sounding infatti, colpisce prodotti iconici come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, aceto balsamico, prosecco e prosciutto, creando un mercato parallelo che, a livello globale, supera i 120 miliardi di euro, secondo Coldiretti.


L’Italian Sounding non è un problema esclusivo degli Stati Uniti. Anche in mercati come Giappone, Brasile e Germania, oltre il 70% dei prodotti agroalimentari che evocano l’Italia sono imitazioni.

In Germania, Regno Unito e Stati Uniti, la percentuale oscilla tra il 60% e il 67%, un fenomeno che mina la credibilità del Made in Italy e sottrae opportunità di crescita all’export italiano, che potrebbe potenzialmente raddoppiare se il problema fosse affrontato con successo. Le imitazioni, tra l'altro, non solo danneggiano i produttori, ma colpiscono anche i consumatori, che spesso acquistano prodotti contraffatti e di bassa qualità credendo di portare in tavola l’eccellenza italiana.



Per contrastare questa minaccia, chiaro che servirebbe un approccio strategico e coordinato:

  • Diplomazia commerciale e accordi internazionali: l’Unione Europea sembra stia valutando contromisure per rispondere ai dazi americani, come annunciato dalla presidente della Commissione Europea. Accordi come il CETA (con il Canada) o l’EPA (con il Giappone) hanno dimostrato che è possibile proteggere le indicazioni geografiche e limitare l’evocazione di nomi italiani. Questi trattati, se rafforzati e ampliati con clausole che vietino esplicitamente l’Italian Sounding e promuovano il riconoscimento dei prodotti DOP e IGP, potrebbero essere decisivi.

  • Sensibilizzazione dei consumatori: è fondamentale educare i consumatori stranieri sulla differenza tra prodotti autentici e imitazioni. Campagne di marketing, eventi internazionali e punti informativi nei supermercati possono aiutare a distinguere il vero Made in Italy. Iniziative come il portale MADENOTINITALY, lanciato per segnalare prodotti contraffatti, rappresentano un passo avanti, ma le azioni devono essere molto più articolate e supportate da una comunicazione mirata e incisiva orientata ai paesi esteri.

  • Innovazione e tecnologia: l’adozione di etichette intelligenti e tecnologie come la blockchain può garantire la tracciabilità dei prodotti, offrendo ai consumatori la certezza dell’origine e della qualità, un approccio che potrebbe diventare un’arma decisiva contro le imitazioni.

  • Sostegno alle imprese: i produttori italiani, soprattutto le PMI, devono essere supportati con incentivi per affrontare i costi aggiuntivi imposti dai dazi e per investire in mercati alternativi. Coldiretti ha sottolineato la necessità di aiuti compensativi per i settori più colpiti, come già richiesto in passato per mitigare gli effetti dell’embargo russo e della Brexit.


Coldiretti e altre associazioni di categoria hanno accolto con favore iniziative come la proposta del MASAF di introdurre un vero e proprio reato specifico contro l’Italian Sounding.

Tuttavia, riteniamo che le misure repressive da sole non bastino: serve una profonda azione culturale, economica e diplomatica per riaffermare l’unicità del Made in Italy.

Comentários


bottom of page