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Vino Italiano e mercati emergenti: analisi strategica di Sud America, Asia e Africa

  • Immagine del redattore: Donatella De Lucia
    Donatella De Lucia
  • 15 lug
  • Tempo di lettura: 4 min
“Dobbiamo guardare oltre gli Stati Uniti per garantire stabilità al nostro settore.”Giovanni Busi, Presidente del Consorzio Vino Chianti
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Con queste parole, il presidente del Consorzio Chianti sintetizza una delle sfide più urgenti per il vino italiano nel 2025: affrontare l’incertezza legata ai dazi statunitensi puntando su una strategia di diversificazione geografica.

In questo scenario in evoluzione, Sud America, Asia e Africa emergono come aree di interesse strategico. Abbiamo analizzato brevemente ciascuna macro-regione per evidenziarne, in modo sintetico, opportunità e criticità principali, con l’obiettivo di offrire uno sguardo d’insieme utile a cantine, consorzi e operatori del settore.


Ciascuna di queste aree offre interessanti prospettive di crescita, ma anche ostacoli specifici che richiedono pianificazione, investimenti mirati e una conoscenza approfondita dei contesti locali.


SUD AMERICA: TRA ENTUSIASMO E CONCORRENZA INTERNA

Punti di forza:

  • Crescita economica e demografica: Con oltre 430 milioni di abitanti, il Sud America registra una crescita della classe media, in particolare in Brasile, Argentina e Uruguay. Questo fenomeno si traduce in un aumento del potere d’acquisto e in una maggiore apertura verso il consumo di vini di qualità, come Barolo, Prosecco e Chianti.

  • Fascino del Made in Italy: L’Italia gode di un’elevata reputazione culturale nella regione. Le sue etichette risultano particolarmente attraenti per i consumatori urbani, soprattutto nelle grandi metropoli come San Paolo e Buenos Aires.

  • Incremento delle importazioni: Secondo i dati del 2024, l’importazione di vino in Sud America è cresciuta in media del +10% a valore, con performance eccellenti dell’Italia in mercati come il Brasile (+13%) e la Colombia.

Criticità:

  • Concorrenza locale aggressiva: I produttori di Cile e Argentina dominano il panorama vinicolo sudamericano grazie a prezzi competitivi, trattati commerciali favorevoli e gusti locali orientati a vini fruttati e di più facile approccio.

  • Barriere normative: L’accesso al mercato è complicato da regolamenti sanitari e doganali rigidi, che aumentano i costi per i produttori italiani, in particolare per le PMI.

  • Costi logistici elevati: Le lunghe distanze, unite a infrastrutture talvolta inadeguate, rendono complesse le attività distributive su larga scala.


ASIA: UN GIGANTE IN CRESCITA CON SFIDE COMPLESSE

Punti di forza:

  • Domanda in forte espansione: L’Asia è attualmente la regione con il più alto potenziale di crescita nei consumi di vino. Le previsioni indicano un incremento del +20% entro il 2028, grazie all’espansione della classe media, soprattutto in Cina, Giappone e Corea del Sud.

  • Apprezzamento per i vini premium: I consumatori urbani asiatici mostrano un interesse crescente verso vini di fascia alta, legati a uno stile di vita aspirazionale. Etichette come Amarone, Brunello e Prosecco si stanno affermando come status symbol.

  • Accordi commerciali favorevoli: L’abolizione dei dazi tra UE e Giappone (2019) e gli accordi in fase di negoziazione con altri paesi asiatici migliorano la competitività del vino italiano, offrendo un vantaggio rispetto a esportatori tradizionali come l’Australia.

Criticità:

  • Barriere fiscali e burocratiche: In molti Paesi asiatici permangono alte imposte sul vino (es. in Cina l’incidenza complessiva può superare il 40%) e sistemi doganali complessi che penalizzano le imprese meno strutturate.

  • Concorrenza internazionale agguerrita: I produttori australiani, cileni e francesi mantengono una forte presenza, grazie a prezzi più accessibili e consolidati accordi commerciali.

  • Gap culturale: Le differenze nei gusti (es. preferenza per vini dolci o leggeri), unite a una scarsa familiarità con le denominazioni italiane, impongono investimenti in educazione e marketing di lungo periodo.


AFRICA: UNA SCOMMESSA DI LUNGO PERIODO

Punti di forza:

  • Demografia favorevole: Con una popolazione giovane e in costante crescita (oltre 1,4 miliardi di persone), l’Africa rappresenta un mercato emergente con grande potenziale. Paesi come Nigeria, Kenya e Sudafrica mostrano segnali positivi, trainati da urbanizzazione e aumento del turismo.

  • Opportunità nel segmento premium e horeca: I vini italiani possono posizionarsi con successo presso la classe medio-alta urbana e nel settore horeca (hotel, ristoranti, catering) delle grandi città.

  • Supporto istituzionale: L’Agenzia ICE e altre realtà promuovono attivamente il vino italiano in diversi mercati africani, favorendo eventi B2B e la creazione di partnership commerciali locali.

Criticità:

  • Consumi ancora limitati: Il vino rappresenta meno del 2% del consumo totale di bevande alcoliche nel continente, dove prevalgono birra e spirits.

  • Sfide infrastrutturali: La logistica carente e l’inefficienza della distribuzione fuori dai grandi centri urbani rappresentano barriere concrete alla penetrazione del prodotto.

  • Concorrenza a basso costo: Produttori sudafricani e cileni dominano nel segmento entry-level, rendendo difficile il posizionamento competitivo delle etichette italiane premium.


UNA STRATEGIA GLOBALE E GRADUALE

Per il vino italiano, diversificare l’export è oggi una priorità strategica. Tuttavia, nessun mercato emergente può, da solo, sostituire rapidamente i volumi oggi destinati agli Stati Uniti. È dunque necessario un approccio graduale, selettivo e integrato, che combini:

  • Analisi dei mercati obiettivo

  • Investimenti in branding e marketing locale

  • Supporto istituzionale e accesso a fondi promozionali

  • Collaborazioni con importatori e distributori affidabili



I mercati di Sud America, Asia e Africa rappresentano opportunità reali, ma solo una visione di lungo periodo potrà garantire la sostenibilità dell’export italiano e il rafforzamento del posizionamento globale del Made in Italy enologico.

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